Racchiusa tra l’Appennino tosco-romagnolo e il Mar Adriatico, la Romagna è una terra conosciuta per le città medievali, le località balneari e la ricca gastronomia.
In quest’ultima, troviamo oltre ai famosi piadina e cappelletti anche il buon vino, che scandisce la vita dei suoi abitanti. Lo scrivevano gli autori latini, elogiando la grande produttività di questo comprensorio; lo dimostrano soprattutto gli storici documentando nel 1880 un consumo medio annuale di vino pro-capite di 150 litri contro una media nazionale di 90 litri.
Oggi parliamo di vini romagnoli, i più famosi sono l’Albana, il Sangiovese, il Lambrusco, il Trebbiano, il Pagadebit, la Cagnina e il Sauvignon.
Tra i bianchi la regina in Romagna è l’Albana, primo vino bianco ad aver ottenuto la Docg nel 1987. È stata introdotta dai Romani ed è coltivato da almeno 2000 anni. Oggi la gustiamo in diverse versioni: amabile, passito, spumante, secco e dolce.
Oltre all’Albana, troviamo come vino bianco anche il Trebbiano, fermo, frizzante o spumante e infine, ultimo, ma non meno importante il Pagadebit, chiamato così perché in passato i mezzadri vignaioli riuscivano a pagare i propri debiti attraverso l’uva.
Tra i vini rossi il re è il Sangiovese, chiamato così perché in passato i Romani, lo chiamavano “Sanguis Jovis”. Questo tipo di vino si sposa bene con tutte le minestre e con diversi tipi di carni.
Un altro vino rosso famoso è il Lambrusco che si distingue per il suo gusto aspro e nelle diverse varianti, tra cui rosso, frizzante, versatile, allegro e con bassa gradazione alcolica.
Un altro vino rosso che si produce nelle province di Ravenna e Forlì è la Cagnina. Per tradizione a tavola si abbina alla ciambella casereccia, alle castagne, alle torte di frutta, e in generale ai dolci tipici romagnoli.
Come ultimo vino rosso citiamo il Sauvignon, ottimo accompagnato con antipasti, prosciutto e salumi in genere, tortellini in brodo, esce di mare e fiume, alla griglia e in umido.